Il maltrattamento dei cani

Prendiamo il NERO e il BIANCO, due colori opposti ed estremi. Poi prendiamo le parole MALTRATTAMENTO e RISPETTO, due concetti anch’essi opposti ed estremi, ma quanto?

Escluso un cieco totale, chiunque saprebbe distinguere il nero e il bianco, anche un daltonico o un ipovedente ma lo stesso non vale per il maltrattamento e il rispetto.

Prima di iniziare a capire di più i cani pensavo che il maltrattamento rivolto a loro fosse perlopiù di tipo fisico, ovvero strattoni con il guinzaglio, incatenamenti o chiusure in piccole recinzioni per tutta la vita, bastonate, calci, ecc. Poi ho iniziato a capire che ci sono davvero tantissime azioni riconducibili al significato di maltrattamento e ognuno ha livelli d’intensità diversi. Infine ho dovuto accettare che ogni essere umano percepisce tutto questo in maniera molto soggettiva.

Penso che per poter capire molto più facilmente cos’è un maltrattamento si debba analizzare la questione dal punto di vista puramente emozionale. Quindi penso che si possa definire maltrattamento di un cane una situazione in cui noi lo mettiamo volontariamente nelle condizioni di vivere emozioni negative impedendogli di allontanarsi da quella situazione.
Gli esempi sono tantissimi ma se si hanno dei dubbi dovrebbe bastare osservare un cane e chiedersi se è costretto a fare quello che sta facendo e se è libero di andarsene. Però a questo punto sorgono altri problemi…

Dopo aver ascoltato e letto dei testi di Silvano Agosti ho capito che le capacità manipolatorie della nostra specie non sono seconde a nessun’altra. Questo significa che, molto più spesso di quanto si creda o si riesca a vedere, ci sono cani che potrebbero apparire contenti in una situazione di maltrattamento, ma non lo sono, dalla quale comunque non si allontanano.

Se qualcuno mi chiedesse come mai esistono cani che senza vincoli fisici (come ad es. un guinzaglio) non si allontanano quando vengono sottoposti ad una delle tante forme di maltrattamento esistenti, risponderei che quasi sicuramente quei cani si sono trovati costretti a trasformare i loro gentili e impercettibili “No” in accondiscendenti e prostrati “Si” e questo ha avuto degli effetti devastanti sul loro amor proprio.

 


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