I cani, proprio come gli esseri umani, vivono e reagiscono al mondo attraverso un complesso sistema di emozioni. Comprendere e accettare questi stati d’animo è essenziale per costruire una relazione basata sul rispetto dei loro bisogni e delle diversità che differenziano la nostra specie dalla loro.
La nostra tendenza è quella di interpretare le emozioni dei cani in modo antropocentrico, e questo è normale. Ma per capire chi abbiamo di fronte, soprattutto se si tratta di un’altra specie, è fondamentale tenere presente che ogni specie interpreta il mondo a modo suo. Solo così si può davvero capire un cane e, soprattutto, la specifica soggettività di ognuno di essi.
L’empatia verso i cani
Avere empatia verso i cani non è semplicemente comprendere i loro comportamenti ma soprattutto mettersi nei loro panni e capire quale emozione c’è dietro uno specifico comportamento. Ogni gesto e ogni reazione sono il risultato di un vissuto che il cane ha costruito filtrando quello che gli accadeva attraverso le emozioni. Per esempio, un cane che distrugge oggetti in casa non lo fa per dispetto ma quasi sicuramente per noia, quindi per frustrazione, oppure per ansia perché non ha nessuno intorno a sé da prendere come riferimento per qualcosa che lo sta preoccupando. Non è un capriccio, è il sintomo di un bisogno non soddisfatto che si manifesta attraverso quel comportamento.
Il concetto di empatia si collega profondamente al riconoscimento di queste emozioni. È la capacità di percepire, attraverso l’osservazione e l’esperienza, ciò che il cane sta provando, che si tratti di paura, gioia, frustrazione o rabbia. Comprendere il loro stato d’animo significa osservare le loro reazioni e amplificare la nostra sensibilità per usarla allo scopo di avvicinarci alla loro soggettività, senza sovrapporre aspettative.
I neuroni specchio e la Finestra di Tolleranza delle emozioni
Un aspetto interessante che emerge nella comprensione delle emozioni dei cani è legato ai neuroni specchio. Scoperti negli anni ’90, questi neuroni si attivano sia quando eseguiamo un’azione sia quando vediamo qualcun altro compierla. Nel caso dei cani, osservare il loro comportamento attiva in noi una risposta emotiva che ci permette di comprendere, in modo intuitivo e non logico, ciò che stanno provando. Non si tratta di deduzione razionale, ma di un processo naturale che ci porta a “sentire” il loro stato d’animo. Questo è ciò che permette l’empatia verso i cani, ma è anche importante capire che, senza l’azione della compassione, l’empatia da sola non basta.
La Teoria della Finestra delle Emozioni spiega come i cani possano vivere momenti di ipereccitazione o ipostimolazione, in cui è difficile gestire le emozioni. In questi casi, comportamenti come ad es. il saltare addosso alle persone, abbaiare forsennatamente o ringhiare, possono manifestarsi quando il cane si trova fuori dalla sua “finestra di tolleranza”. In pratica, questi comportamenti indicano che il cane sta vivendo uno squilibrio emozionale che lo ha portato nel campo dell’emotività. Capire quando un cane è dentro o fuori questa finestra, e soprattutto accettare che la dominanza e i dispetti non c’entrano nulla, ci permette di rispondere in modo empatico e adeguato alla situazione per essere di supporto al nostro cane in momenti di difficoltà.
Compassione: agire con consapevolezza
Se l’empatia ci permette di sentire ciò che il cane sta provando, la compassione è ciò che ci spinge a intervenire per aiutarlo. Ma è importante farlo correttamente e consapevolmente, senza lasciare che l’eccesso di emozione (emotività) ci offuschi con giudizi e pregiudizi tipicamente antropocentrici.
Livelli troppo alti di empatia senza consapevolezza, infatti, possono portarci a reagire in modo impulsivo, spinti da un bisogno immediato di “aggiustare” la situazione senza capire realmente cosa sta accadendo.
Per esempio, un cane che non torna quando lo chiamiamo potrebbe essere sopraffatto dall’eccitazione o dalla curiosità per qualcosa nell’ambiente circostante. Potrebbe anche aver udito o annusato qualcosa di molto interessante o vorrebbe che noi continuassimo a passeggiare con lui. In questo caso, la compassione richiede di capire che punirlo o richiamarlo con rabbia non lo farà tornare prima. Anzi, la compassione ci permette di fare un passo avanti comprendendo che non è nemmeno giusto pretendere che il nostro cane ritorni ogni volta che lo chiamiamo.
Serve pazienza e un’azione mirata che rispetti il suo bisogno di esplorare e il suo stato emotivo in quel momento.
Allo stesso modo, un cane che salta addosso alle persone potrebbe non aver mai avuto il tempo di appurare con calma che gli sconosciuti che ha incontrato per strada o che sono entrati in casa in passato, non erano un pericolo e per la sua famiglia. Questo lo ha portato ad essere ansioso durante gli incontri manifestando il suo stato emotivo in quel modo. In questo caso, la compassione può guidarlo nell’abbassare la sua agitazione senza inibire o reprimere il comportamento.
Empatia e compassione nell’emozioni di paura, frustrazione e rabbia
Tra le emozioni che possono risultare più complesse da gestire sia per il cane che per chi vive con lui ci sono la paura, la frustrazione e la rabbia. Queste emozioni, spesso associate a comportamenti problematici, richiedono un approccio particolarmente empatico e compassionevole.
Quando un cane ha paura, potrebbe reagire in modo apparentemente (o realmente) aggressivo, magari ringhiando o abbaiando. Tuttavia, dietro questi comportamenti può esserci il tentativo di proteggersi da qualcosa che lui sente come una minaccia, oppure vuol difendere una risorsa per lui importante. Un ambiente o una situazione che possono sembrare innocui ad un umano possono risultare spaventosi per un cane, e lui tenderà a difendersi per come sa fare in base alle sue esperienze passate. In questi casi, l’empatia ci permette di vedere il comportamento per quello che è: un’espressione della sua paura. La compassione, invece, ci guida verso un’azione calma e rassicurante, per farlo sentire al sicuro senza alimentare ulteriori paure.
La frustrazione, d’altra parte, può manifestarsi quando il cane non riesce a fare o ad ottenere qualcosa che vorrebbe o di cui ha bisogno. Un tipico esempio di manifestazione di frustrazione è quello di distruggere oggetti in casa. Questo comportamento è una valvola di sfogo (non sufficiente) per lo stress accumulato. In questo caso, la compassione richiede di riconoscere che il cane ha bisogno di attività adeguatamente stimolanti, sia fisiche che mentali, per evitare di provare quest’emozione.
Infine, la rabbia è un’emozione che, sebbene più rara delle altre, può emergere in situazioni di conflitto o incomprensione. Un cane che si sente minacciato o frustrato potrebbe reagire con rabbia, che si manifesta attraverso aggressività o comportamenti difensivi. Anche in questo caso è fondamentale che la nostra reazione non sia altrettanto basata sulla rabbia: bisogna adottare un atteggiamento empatico, cercando di capire la causa della sua reazione e intervenire in modo calmo e adeguato.